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21.05.2012 18:27

 

I Nonni

I ragazzi a merenda mangiavano castagne, o pane con l’olio e l’aceto, e poi se avevano finito i compiti potevano scendere a giocare in piazzetta. In piazzetta c’erano molti piccioni e loro gli portavano un po’ di pane o si facevano dare dalla nonna un po’ di riso avanzato. Là si incontravano con tutti i ragazzi del quartiere, a volte giocavano a ladri e carabinieri. La nonna di tanto in tanto si affacciava al balcone e gridava di non farsi male: era bello vedere dalla piazza buia le finestre illuminate della casa, là al terzo piano, e sapere che si poteva ritornare là, scaldarsi alla stufa e difendersi dalla notte. La nonna sedeva in cucina e cuciva: il nonno stava nella stanza da pranzo e fumava la pipa. La nonna era molto grassa, vestita di nero e portava sul petto un medaglione col ritratto dello zio Oreste che era morto in guerra: sotto la scollatura si vedeva la grossa maglia di lana bianca che si era fatta da sé. Era molto brava a cucinare le pizze e altre cose. La nonna prendeva i nipoti qualche volta sulle ginocchia, anche adesso che erano abbastanza grandi; li prendeva sulle ginocchia e gli diceva delle parole dolci. Il nonno era prima professore di greco e di latino al liceo. Adesso era in pensione e scriveva una grammatica greca: molti dei suoi antichi studenti venivano ogni tanto a trovarlo, la nonna allora doveva fare il caffè. Il nonno aveva una barbetta bianca, un po’ come quella di una capra, e non bisognava far chiasso perché lui era stanco per i tanti anni che aveva fatto la scuola; era sempre un po’ spaventato perché i prezzi crescevano e la nonna doveva sempre un po’ litigare con lui per avere i soldi per la spesa. Ma questi erano piccoli incidenti che passavano subito e i ragazzi non si spaventavano.